giovedì 22 settembre 2011

PEDALA CHE TI PASSA



Secondo uno studio andare in bicicletta aiuterebbe a mantenere sana la salute, la mente e addirittura a tenere in armonia il rapporto di coppia. Più di pillole e tisane.




Pedalare: sarebbe questa, secondo uno studio condotto dall'Associazione “Donne e qualità della vita”, l'antidoto contro lo stress.
La ricerca, presentata in occasione dell'apertura di Eicma, il salone internazionale dedicato al mondo delle due ruote su pedali, avrebbe addirittura la capacità di migliorare sensibilmente la qualità della vita di coppia.
Questo almeno è quello che sostiene una buona parte di psicologi interpellati per l'occasione. Ben 43 studiosi su 100 considerano la bici un antidoto contro lo stress, più efficace di pillole e tisane.
Il motivo è facilmente deducibile: andare in bicicletta è un'attività sana da fare all'aria aperta, che mette in movimento tutto il corpo e obbliga alla concentrazione, liberando così la mente da pensieri e tensioni accumulati al lavoro e in famiglia.
Facilitando l'armonia, ne gioverebbe in maniera consistente anche il rapporto con il partner. Sicuramente meglio dell'auto, molto più alienante e che certamente non contribuisce al rilassamento mentale: non è un caso che secondo il 40% del campione le liti peggiori tra coniugi o fidanzati si consumano in macchina.
Per iniziare al meglio la giornata, sembra che andare al lavoro in bici sia un vero toccasana. Mettendo in movimento tutto il corpo, si affronta la giornata con minore tensione: il corpo si mette in moto, e il cervello carbura prima (e meglio).
Insomma, sembrerebbe proprio che la cosiddetta “bici” si stia pian piano prendendo molte rivincite sull'automobile, mezzo di locomozione che la soppiantò ormai qualche decennio fa. Se infatti pedalare fa senza dubbio bene alla forma fisica, non è da sottovalutare il vantaggio effettivo che se ne può ricavare anche in termini di efficacia. Nel congestionato traffico cittadino, spostarsi in bicicletta è decisamente più conveniente. In particolare, nei percorsi sotto i 10 km, la bici si dimostra il mezzo più veloce. Se poi si aggiungono i costi e i tempi di parcheggio, il vantaggio della due ruote diventa incolmabile. Senza contare i costi di carburante e manutenzione, praticamente nulli.
Il vero problema, semmai, è che in Italia (ed in particolare nel centro-sud) non è mai stata impostata una seria politica di incentivo all'uso della bicicletta. Nonostante nel nostro Paese ci sia un gran numero di biciclette, e nonostante gli italiani si dimostrano da sempre amanti di tale mezzo, la rete ciclabile è tristemente ferma a circa 1200 chilometri. Un dato che sconforta, e che lascia in balia del traffico urbano migliaia di imperterriti ciclisti. Sebbene andare al lavoro in bicicletta dovrebbe essere una cosa normale (come lo è in molti paesi europei), qui da noi sembra piuttosto che chi ci prova sia un folle in preda a manie di protagonismo.
Tuttavia delle piccole isole felici esistono. È il caso di Ferrara, che presenta il maggior numero di biciclette per abitante (seguite da Parma e Bolzano) o di Padova, che si vanta di essere la città con il maggior numero di chilometri di piste ciclabili, circa 125.
Certo, in altri paesi, soprattutto nordeuropei, si viaggia su tutt'altre cifre. In Olanda, addirittura, c'è più di una bicicletta per abitante, e ogni olandese in un anno percorre in media 1019 chilometri. Questo nonostante il clima, da quelle parti, sia decisamente meno clemente del nostro.
Eppure, una volta, in Italia la bicicletta era spesso l'unico mezzo di trasporto disponibile, soprattutto per le classi meno agiate. Unico, a suo modo, perchè sfrutta esclusivamente la cosiddetta “propulsione muscolare umana”. Un veicolo popolare, spesso utilizzato anche in funzione politica. Nel corso della lotta di Liberazione, ad esempio, veniva ampiamente utilizzata per compiere azioni contro i nazifascisti, tant'è vero che le forze dell'Asse proibirono durante la loro occupazione del territorio italiano, l'uso della bicicletta. Il divieto tuttavia, fu ritirato dopo poco: la maggior parte degli operai in città come Milano o Torino, infatti, si recava in fabbrica proprio con la bicicletta, ed impedirglielo avrebbe significato di fatto un blocco della produzione.
Dopo un periodo di quasi totale abbandono, oggi forse si sta riscoprendo l'importanza di muoversi senza inquinare: in molte città italiano è nato il cosiddetto “bike sharing”, uno strumento con il quale i Comuni, mettendo a disposizione biciclette in diversi punti strategici della città, provano a ridurre i problemi di congestione del traffico. Un esperimento di questo tipo fu fatto, ad Amsterdam, già a metà degli anni Sessanta, ma meglio non sottilizzare: l'importante è esserci arrivati anche noi, seppure con 40 anni di ritardo...


Riccardo Staroccia


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