venerdì 30 settembre 2011

CALCIO BALLILLA: LA STRANA STORIA DI UNO SPORT

La storia di uno dei giochi più amati dagli avventori di bar, in attesa della meritata promozione a Sport Olimpico.


Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha impugnato le manopole di un calcio balilla. E chi non conosce almeno uno dei trucchi utilizzati per giocare ore ed ore con un unico gettone (dalla stecca di cremino sul pomello che lasciava cadere le palline, fino al calzino messo dentro le porte).
Il biliardino è uno dei giochi più diffusi in tutto il mondo, forse proprio per la sua adattabilità ad ogni tipo di ambiente. Al mare o in montagna, al chiuso o all’aperto, la mattina o la sera, non ci sono limiti alle modalità in cui praticare questo sport. Ebbene sì, parliamo di sport, perché in tutto il mondo sono oggi migliaia le scuole, le federazioni e le associazioni nazionali, e nelle Olimpiadi di Pechino appena terminate il calcio balilla si è presentato come disciplina sperimentale, in attesa del riconoscimento ufficiale del CIO (il Comitato Olimpico Internazionale).
Ma come nasce l’idea di “infilzare” undici calciatori, e trasferirli da un campo di calcio in una scatola di legno? La storia di questo gioco si intreccia con quella di un personaggio storico, unico e stravagante, scomparso nel 2007: il suo nome era Alejandro Finisterre, un poeta spagnolo, ma anche un editore e un inventore. Rimasto ferito durante la guerra civile spagnola, Finisterre conobbe in ospedale molti bambini mutilati, che non avrebbero più potuto giocare a calcio. Ispirato dal tennis da tavolo, allora, decise di inventare un gioco che riproducesse anche il calcio, cosicchè anche quei bambini avrebbero potuto giocarvi. Nacque così l’idea del biliardino (futbolìn, in spagnolo), che Finisterre brevettò nel 1937, salvo poi perdere tutte le documentazioni in una rocambolesca fuga attraverso i Pirenei per sfuggire alla vittoria franchista. In realtà si pensa che egli perfezionò le idee di altri inventori, in particolare di un certo Broto Wachter in Germania, e di un ingegnoso operaio della Citroën in Francia. Alejandro Finisterre ebbe comunque una vita avventurosa, visse in Sud America dove fece anche il ballerino di tip-tap e quando tentarono di rimpatriarlo in Spagna, divenne anche uno dei primi dirottatori aerei della storia, fingendosi armato e riuscendo a far atterrare il suo aereo a Panama. I suoi biografi narrano anche di una partita a biliardino addirittura con Ernesto Che Guevara. In Italia il biliardino viene importato dalla Francia nei primi anni ’50, dove inizia una vera e propria produzione a livello industriale. Tuttavia alcuni rudimentali prototipi vennero già usati al termine della seconda guerra mondiale, per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra (da qui nasce il nome “calcio balilla”).
A partire dagli anni ’60 diventa un vero e proprio oggetto di culto, in tutto il mondo. In Italia, complice anche la storica passione del paese per il calcio, diventa il gioco più amato dai frequentatori di bar, oratori, circoli, campeggi e sale giochi. E nonostante ormai i videogiochi siano il passatempo preferito dai giovani, il fascino del calcio balilla rimane del tutto inalterato. Aspettando il sì definitivo del CIO: quando finalmente, dopo anni di rullate amatoriali, anche il calcio da tavolo sarà ammesso nell’Olimpo degli sport.

Riccardo Staroccia

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