venerdì 14 ottobre 2011

SCACCHI: LO SPORT DELLA MENTE

Otto righe per otto colonne, 64 caselle, 16 pezzi neri e 16 pezzi bianchi. Tutti per un unico scopo: difendere il proprio Re.


Raccontare la storia degli scacchi in poco spazio non è un’impresa facile.
Sembra che l’origine di questo gioco antichissimo e ancora oggi molto praticato, debba essere fatta risalire al VI secolo in India. Esisteva allora il chaturanga, un gioco dal quale si sono poi sviluppate le diverse varianti nelle regioni asiatiche e occidentali. In Europa gli scacchi arrivarono nel medioevo, attraverso la cultura araba nella quale era diffuso. Il suo nome deriva dal termine persiano “Shah”, che vuol dire “re”, dal nome della pezzo più importante del gioco. 
Lo scopo degli scacchi consiste nel dare “scacco matto” all’avversario (dal persiano “Shah Màt”, che significa “il re è morto”), ovvero mettere il re dell’avversario in una condizione di minaccia dalla quale non ha la possibilità di sottrarsi.
Esiste però anche una versione più romantica, che narra la nascita del gioco attraverso una leggenda. 
Questa racconta la tristezza di un re che vinse una battaglia per difendere il suo regno, pagando però questa vittoria con la morte di suo figlio. Il re non si dava pace, e ogni giorno rivedeva lo schema della battaglia, cercando invano una soluzione che non avrebbe sacrificato la vita di suo figlio. Nessuno riusciva a consolarlo; un giorno giunse al suo palazzo un brahmino che si chiamava Lahur Sessa, che per rallegrare il re gli insegnò un gioco che aveva inventato: si trattava proprio del gioco degli scacchi. Da quel giorno il re capì che non era possibile vincere una battaglia senza sacrificare un pezzo, e finalmente ritrovò la serenità.
Ma la storia non finisce qui. Quando infatti il re chiese al monaco cosa volesse per ricompensa, egli rispose che si sarebbe accontentato di un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via. Il re rimase stupito di questa umile richiesta, credendo che sarebbero bastati solo pochi chicchi di grano. Ma il giorno dopo i matematici del re, fatti i dovuti calcoli, diedero il loro responso: per accontentare il monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni.
In Europa il gioco degli scacchi ebbe da subito molto successo, soprattutto nella cultura cavalleresca, mentre fu messo al bando dalla Chiesa, che lo riteneva “disonesto e libidinoso”.
L’Italia ebbe una parte importante anche nella storia degli scacchi: sembra infatti che proprio nel nostro Paese vennero fissate definitivamente le regole moderne del gioco.
La Fide (Federazione internazionale degli scacchi) ha calcolato che oggi nel mondo i giocatori di scacchi sono oltre un miliardo, abbastanza equamente suddivisi tra mondo occidentale e Cina.
Il gioco ebbe nel Novecento un’enorme diffusione soprattutto nei paesi dell’Europa dell’Est ed in Unione sovietica. Non a caso il titolo di “Grande Maestro”, la massima riconoscenza a livello internazionale, fu creato dallo Zar Nicola II di Russia, che nel 1914 assegnò a cinque giocatori dopo un torneo da lui fondato a San Pietroburgo.
Nonostante il passare dei secoli e l’invenzione di nuovi giochi fino a pochi anni fa del tutto inimmaginabili, il fascino degli scacchi rimane intatto nel tempo.
La simulazione di una battaglia che si svolge su 64 caselle bianco-nere esercita ancora un appeal tutto particolare. Perché gli scacchi sono un gioco di abilità pura, profondo e complesso come pochi. 
Un gioco in cui vince il più bravo, il più resistente, il più competitivo, e la fortuna non ha spazio. 
E forse il bello sta proprio lì.

Riccardo Staroccia

Quando l'uomo sfidò il computer

Dalla seconda metà degli anni Novanta, i programmi per giocare a scacchi hanno man mano aumentato la loro abilità, arrivando a sfidare anche un Gran Maestro. 
Il primo a essere sfidato fu Kasparov, campione del mondo di nazionalità russa, che nel 1996 giocò in sei partite contro il computer Deep Blue della IBM. Il computer vinse la prima partita, con grande stupore di tutto il mondo, ma Kasparov si aggiudicò la sfida con 3 vittorie e 2 patte.
Dopo di questa altre partite furono giocate, delineando una sostanziale parità tra l’uomo e il computer, con un vantaggio della macchina per quanto riguarda la resistenza “nervosa” a lungo termine.




lunedì 10 ottobre 2011

GLI SPIONI DEL FRIGO


Siamo quello che mangiamo. È questo il sottotitolo (molto azzeccato) di un sito strano e curioso, che ha lanciato una vera e propria moda nel web. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, il frigorifero è senza dubbio lo specchio della nostra vita, delle nostre abitudini alimentari ma anche di tutto il resto.
Perchè, a partire da certi scatti, non è davvero difficile tentare di risalire al tipo di famiglia che ruota attorno all’elettrodomestico immortalato, e addirittura alla personalità di chi quel frigo l’ha riempito.
Ecco allora apparire scaffali semivuoti per il single in carriera, vasetti di yogurt a non finire per la donna attenta alla forma, frutta e verdura in quantità per i vegetariani più convinti, abbondanza di ogni ben di Dio per le famiglie più numerose.
Aprire il proprio frigorifero, fotografarlo e pubblicarlo on line equivale a fare una sorta di “outing”, è l’ammissione delle proprie manie, dei propri gusti e, quindi, la messa in mostra della propria personalità. Ed è davvero curioso navigare tra le fotografie fatte nei luoghi più lontani, dal Canada al Chile, dal Marocco alla Nuova Zelanda. In fondo è l’ennesima occasione che ci offre la Rete per esplorare ancora più a fondo gli usi di popolazioni diverse, e approfondire la cultura di altri Paesi.
E c’è ancora un elemento in più: tra fotografie, appunti, disegni e calamite singolari, i frigoriferi ormai parlano di noi anche quando sono chiusi. Naturalmente c’è anche la sezione dedicata all’Italia. Da oggi avete l’opportunità di rendere il vostro frigo famoso in tutto il mondo. Sempre che lui sia d’accordo.

TUTTI GLI STADI DI LONDRA

Il calcio, si sa, è uno sport diffusissimo in Europa. Milano, Roma, Madrid.... ogni città ha una sua cultura calcistica più o meno sviluppata, ma comunque di alto livello.
Solo a Londra però, città dove lo sport più popolare del mondo è nato e cresciuto (in realtà ispirandosi al “calcio fiorentino” giocato in Italia), esistono così tante squadre professionistiche (noi ne abbiamo contate 13) e centinaia di squadre dilettantistiche, ognuna con il proprio seguito di tifosi orgogliosi. 
Solo nella Premier League, l’equivalente inglese della nostra serie A, sono 5 le squadre di Londra: Arsenal, Chelsea, Fulham, Queens Park Rangers e Tottenham. Praticamente in ogni zona della città esiste una squadra con un proprio stadio, uno di quegli stadi inglesi tanto agognati dai tifosi italiani, in cui gli spettatori godono la partita a pochissimi metri di distanza dal campo e il problema della violenza è stato brillan- temente risolto. 
D’altra parte il campionato inglese è il più antico del mondo, disputato per la prima volta nel 1888-89. Nonostante tracce di giochi molto simili a quello del calcio siano state già trovate relativamente a periodi molto precedenti, il moderno gioco del calcio fu definito proprio a Londra, nel 1863, quando furono stabilite e messe su carta le regole, e fu fondata la Football Association. 
Sembra che in quel periodo ci fu un generale distaccamento del popolo dalla Chiesa, ragion per cui gli inglesi cercavano un modo diverso per trascorrere il fine-settimana: lo trovarono nel calcio. E da allora, per un numero impressionante di londinesi, la domenica vuol dire solo football.

  1. Wembley Stadium - Squadra: Nazionale inglese - Capacità 90.000
  2. Stadio Highbury - Squadra: Arsenal FC - Capacità: 38.500
  3. Stadio The Valley - Squadra Charlton Atletic FC - Capacità: 27.100
  4. Stadio Stamford Bridge - Squadra: Chelsea - Capacità 42.500
  5. Stadio Craven Cottage - Squadra Fulham FC - Capacità 22.200
  6. Stadio White Hart Lane - Squadra Tottenham - Capacità 36.200
  7. Stadio The Den - Squadra Millwall FC - Capacità 20.100
  8. Stadio Boylen Ground - Squadra West Ham United FC - Capacità 35.600
  9. Stadio Loftus Road - Squadra Queens Park Rangers - Capacità 19.100
  10. Stadio Matchroom Stadium - Squadra Leyton Orient - Capacità 11.100
  11. Stadio Griffin Park - Squadra Brentford FC - Capacità 12.800
  12. Stadio Selhurst Park - Squadra Crystal Palace FC - Capacità 26.300
  13. Stadio Vicarage Road - Squadra Watford FC - Capacità 19.920 


MENSA, IL CLUB DEI GENI

Il mensa è una famosa associazione che accoglie soltanto persone che rientrano nel 2% della popolazione mondiale con il Q.I. più alto. 
Il nome “Mensa”, derivato dal latino, vuole riferirsi al concetto di tavola rotonda, in cui tutti i membri sono uguali tra loro, proprio come nella storia di Re Artù
Fu fondato a Oxford nel 1946, con l’unico scopo di unire persone definite “altamente intelligenti”. 
Per rientrare in tale cerchia bisogna ottenere un punteggio di almeno 133 nel test di Wechsler (il punteggio medio è 100). L’associazione raccoglie complessivamente oltre 100.000 persone, di cui poco più di mille in Italia. 
La più giovane iscritta si chiama Georgia Brown: al momento dell’iscrizione, aveva 2 anni e un quoziente intellettivo di 152. Il membro più anziano, invece, ha 103 anni.
Il celebre scrittore Isaac Asimov, nato in Russia nel 1920, è stato Vice-Presidente Onorario del Mensa Internazionale fino alla data della sua morte, nel 1992.

LA STORIA DEL QUOZIENTE INTELLETTIVO

Fin dalgli inizi del secolo si è cercato di valutare l'intelligenza umana dandole un valore numerico: ecco la storia del quoziente intellettivo

Si scrive Q.I., si legge "Quoziente Intellettivo". È un punteggio che ha lo scopo di misurare l'intelligenza di una persona, tramite l'esecuzione di uno dei molti test sviluppati negli anni.
Il primo a pubblicare uno di questi test fu lo psicologo francese Alfred Binet, che nel 1905 propose il "Binet-Simon intelligence Scale", con lo scopo di identificare gli studenti che necessitavano di sostegno nel percorso scolastico. 
I test che nacquero in quegli anni erano tutti rivolti ad una popolazione di bambini, e si trattava in sintesi di strumenti utili per ottimizzarne l'educazione.
Il primo test di intelligenza pensato esclusivamente per una popolazione adulta lo pubblicò nel 1939 David Wechsler. La sua "Wechsler Adult Intelligence Scale" (WAIS) è giunta oggi alla sua terza edizione, ed è il test più utilizzato al mondo. Esso è composto da diversi sottopunteggi, con lo scopo di analizzare le diverse sfaccettature dell'intelligenza umana: dalla capacità lessicale alla cultura generale, dalla memoria visiva alle capacità logiche, e molto altro ancora. Alla fine del test si sommano i punteggi ottenuti in ciascuna sezione, e il risultato darà il punteggio di Q.I. del soggetto.
Si è molto discusso nel corso degli anni riguardo all'ereditarietà dell'intelligenza, ma gli studi in tale senso non sembrano aver dato risultati di rilievo. Si sa, invece, che i fattori ambientali hanno una grande influenza sull'intelligenza di una persona.
Il contesto familiare, le condizioni socio-economiche, ma anche la nutrizione e l'ascolto di musica in età infantile possono incidere notevolmente sulle capacità cognitive. Capacità che possono essere inoltre continuamente sviluppate con l'allenamento, ad esempio risolvendo puzzle o giocando a giochi di strategia come gli scacchi.
La notorietà e la considerazione del Q.I. sono andati, negli anni, leggermente svanendo. Il progetto, pur molto affascinante, di sintetizzare con un numero una realtà complessa come l'intelligenza umana, non sembra rendere giustizia alla multiforme, complicata e dinamica realtà della nostra mente.
Più recentemente, lo psicologo americano Howard Gardner ha identificato sette tipi fondamentali di intelligenza, localizzati in differenti parti del cervello: l'intelligenza logico-matematica, quella linguistica, quella spaziale, quella musicale, quella cinestetica o procedurale, quella interpersonale e quella intrapersonale. 
Ad ognuno, ora, il compito di stabilire quale sia la propria.

Riccardo Staroccia


Se ti interessa l'argomento, leggi anche l'articolo sul Mensa, il club dei geni. Clicca qui.

mercoledì 5 ottobre 2011

IPHONE 4s: ECCO TUTTE LE NOVITA'


Ieri finalmente dopo tantissimi giorni di attesa è stato svelato e presentato ufficialmente il nuovissimo iPhone 4s, con tanto di delusione dei fans che si aspettavano un iPhone tutto nuovo, un iPhone 5.
Vediamo in breve tutte le caratteristiche tecniche del nuovo iPhone 4S.
Innanzitutto vediamo che il nuovo iPhone 4s, come annunciato da Philip Schiller il vicepresidente del gruppo Apple, ha lo stesso design del suo predecessore, nulla è cambiato esteticamente, ma dentro “è tutto nuovo”.

Partiamo col dire che il nuovo iPhone 4S ha un processore Dual Core A5, lo stesso che ritroviamo nell’iPad 2, che gli conferisce una velocità estrema e lo rende molto reattivo.
La fotocamera del nuovo iPhone 4S ha 8 megapixel e i pixel sono progettati con una Full Well Capacity superiore, in grado di raccogliere più luce e che consente di avere foto più dettagliate e impeccabili.
Inoltre è possibile registrare video in HS a 1080p a 30 fps. L’evoluto sensore BSI e la maggiore apertura del diaframma catturano più luce, il miglior bilanciamento del bianco offre colori più fedeli e la riduzione del rumore nell’immagine aiuta a fare ottime riprese anche in ambienti poco illuminati.
Come il suo predecessore il nuovo iPhone 4S integra il display Retina, un display dall’elevata luminosità che non ritroviamo in nessun altro dispositivo.
L’iPhone 4S è il primo cellulare capace di alternare in modo intelligente due antenne in trasmissione e ricezione, migliorando la qualità delle chiamate. Inoltre raddoppia la velocità dei dati su HSDPA raggiungendo i 14,4 Mbps.Così connessioni, download, upload e refresh sono ancora più veloci. In più, iPhone 4S funziona in tutto il mondo. Ora sia gli utenti GSM sia quelli CDMA sono liberi di sfruttare le reti GSM di 200 Paesi in tutto il mondo.
Disponibile sul nuovo iPhone iCloud, il modo più semplice di gestire i propri contenuti, perché fa tutto da solo. Archiviare musica, foto, e-mail, app, contatti, calendari, documenti e molto di più è molto semplice in quanto grazie alla tecnologia push li invia in wireless a tutti i dispositivi autorizzati.
Disponibili anche AirPlay che consente di riprodurre in streaming le foto e la musica che si hanno sull’iPhone sul tuo televisore HD e sullo stereo senza cavi, serve solo un’Apple TV.5 Inoltre con AirPlay Mirroring, è possibile proiettare in diretta e in contemporanea il display del proprio iPhone.
Presente anche AirPrin per stampare in wi-fi e Facetime per le videochiamate.


Fonte:
http://www.cellularmagazine.it/blog/15245/presentato-il-nuovissimo-iphone-4s-nessun-iphone-5/

COUCHSURFING: UN DIVANO IN AFFITTO


"SALTARE DA UN DIVANO ALL’ALTRO": UN MODO PER VIAGGIARE LOW COST, MA ANCHE UN’INIZIATIVA PER PROMUOVERE L’INCONTRO DI PERSONE E CULTURE DIVERSE.

Couch Surfing è un programma che nasce nel 2003, ad opera di un ragazzo americano, Casey Fenton.
Funziona così: tu metti sul sito internet ufficiale del progetto la tua disponibilità ad ospitare viaggiatori di tutto il mondo. Sul divano, come dice il nome stesso, ma le possibilità sono molte. Qualcuno potrà anche avere un’intera stanza, ma non è fondamentale: i viaggiatori del couch surfing si accontentano anche di uno spazio in giardino in cui montare la tenda. In cambio non è richiesto denaro. L’ospite potrà sdebitarsi con qualche lavoretto domestico, oppure portando in dono i prodotti tipici del suo Paese di provenienza. Nulla però è dato per scontato, e non ci sono contratti.
Naturalmente è bene chiarire tra le parti la durata, la natura e i termini del soggiorno, per evitare spiacevoli incomprensioni. Sul sito è anche possibile visionare la scheda completa di ogni membro, sia ospitante che ospitato, in modo da scegliere persone che condividano interessi ed esigenze, affinchè il soggiorno sia il più possibile sereno.

Non è difficile immaginare come questo modo di viaggiare offra molte più opportunità di creare stretti rapporti di amicizia, o nel peggiore dei casi, comunque offra l’occasione di vivere così come fanno gli abitanti stessi del luogo. Una vacanza sostenibile, economica, interculturale. Con il vantaggio di avere una guida turistica dentro casa, e la possibilità finalmente di vivere il luogo di vacanza non più da spettatore, ma da attore protagonista. 

LA MANO SINISTRA: MANCINI TRA LEGGENDE E REALTA'



Nonostante le discriminazioni del passato, la percentuale di mancini nel mondo è sempre la stessa: merito di un cervello più veloce.

La mano del Diavolo”: così è stata considerata per secoli la mano sinistra. La mano “sbagliata” che già nel nome rivelava la sua vera natura. “Mancino” deriva infatti dal latino mancus, ed è sinonimo di mutilato e storpio. Non solo, ma ancora oggi “sinistro” è un aggettivo da significato di “sfavorevole”, “funesto”, “minaccioso”. Non solo la superstizione popolare, ma anche la scienza contribuì a creare questa convinzione: in un trattato di psichiatria del 1921 il mancinismo era addirittura annoverato tra le patologie rivelatrici di demenza.
Fino a pochi decenni fa l’uso della mano destra era addirittura imposto con la forza, e solo a partire dagli anni ’70 si è cominciato a considerare, in Occidente, l’uso della mano sinistra come una caratteristica individuale.
Nei paesi musulmani ancora oggi è però considerata impura (e riservata alla pulizia delle parti intime), mentre in Cina l’essere mancini non ha mai avuto alcuna connotazione negativa. Oggi si sa, inoltre, che cercare di correggere il mancinismo può creare molti danni al livello della strutturazione dell’attività motoria e dell’organizzazione psicologica complessiva.
Secondo i numerosi studi svolti nel corso degli anni, la proporzione di mancini nel mondo si aggira attorno al 10% (con una maggioranza di uomini), percentuale che rimane stabile addirittura dai tempi della preistoria.
Le cause del mancinismo sono oggi ancora oscure, anche se si è capito che tale caratteristica ha forti componenti genetiche, ed è capace di ripresentarsi anche in generazioni successive, saltandone qualcuna.
Se, come abbiamo visto, un tempo essere mancini comportava numerose problematiche, oggi esistono molti studi che affermano addirittura che i mancini sarebbero più creativi e maggiormente coordinati. Inoltre sono moltissimi, ed in tutti i campi, i personaggi famosi che “vantano” questa peculiarità. Queste teorie si basano sul fatto che mentre i destri utilizzano prevalentemente l’emisfero sinistro del cervello (sede del linguaggio e del pensiero logico-razionale), i mancini “preferiscono” l’emisfero destro, ovvero quello deputato all’elaborazione delle emozioni, della creatività, della percezione dello spazio e dell’immaginazione. Questo renderebbe più facile per i mancini pensare per immagini, invece che per concetti, e avere una visione della realtà più globale anziché scomporla in parti diverse.
Secondo un ulteriore studio, inoltre, chi usa la sinistra sarebbe anche più veloce nell’elaborare pensieri, grazie ad una migliore interconnessione tra i due emisferi.
Non tutti i mancini però sono uguali. Esistono delle differenze in base all’uso della mano, del piede e dell’occhio. Un cosiddetto mancino franco e omogeneo utilizzerà totalmente l’emisfero sinistro per muovere occhio, piede e mano. Un mancino disarmonico invece si servirà ad esempio della mano sinistra e del piede e dell’occhio destro. Senza dimenticare gli ambidestri, che utilizzano indistintamente entrambe le mani senza alcuna difficoltà, e che rappresentano solo il 4% della popolazione.

Riccardo Staroccia


LISTA DI PERSONAGGI FAMOSI MANCINI:

  • D. Armando Maradona 
  • Leonardo da Vinci
  • Albert Einstein
  • Jimi Hendrix
  • W. Amadeus Mozart
  • Kurt Cobain
  • Ludwig Van Beethoven
  • Ringo Starr
  • Freddie Mercury
  • Napoleone
  • Picasso
  • Valentino Rossi
  • Bill Gates



I BENEFICI DELL'UVA

I benefici dell'uva, dalle usanze delle antiche Civiltà alle recenti applicazioni in campo cosmetico.


L’autunno è la stagione dell’uva. Sagre di paese e feste in tutta Italia celebrano quello che è da sempre uno dei frutti più apprezzati dall’uomo. L’uva dà il vino, e questo è senza dubbi il motivo principale di tanto amore. Nella storia, questa bevanda unica, ha ricoperto un ruolo di primo piano, soprattutto nella cultura occidentale. Un ruolo che spesso ha sconfinato nel divino, se si pensa che la civiltà Greca gli ha dedicato uno degli dei dell’Olimpo, Dioniso, e che nella cultura cristiana il vino si trasforma addirittura nel sangue di Cristo, durante l’eucarestia.
Ma le civiltà del passato, come quella degli arabi, dei romani o dei greci, conoscevano anche i grandi benefici dell’uva stessa, tanto da farne l’unico alimento della giornata in determinati periodi dell’anno.
Si chiama ampeloterapia (dal greco “ampelos”, vite) ed è appunto, una cura disintossicante durante la quale si mangia esclusivamente (o quasi) uva. Si può fare sia con quella bianca che con quella nera, e prevede un’assunzione in quantità gradualmente sempre maggiori, fino a circa 3 kg al giorno. Questa cura avrebbe la capacità di “ripulire” per intero l’organismo e può essere un valido aiuto per affrontare con energia il passaggio, spesso traumatico, tra l’estate e l’autunno-inverno.
L’uva, infatti, ha effetti rimineralizzanti e disintossicanti. Qualcuno la accomuna addirittura al latte, nel senso che fa bene a tutti, bambini, adulti e anziani. Andrebbero mangiati anche i semi (chiamati vinaccioli), in quanto ricchi di polifenoli, ovvero sostanze naturali con una potente azione anti-invecchiamento ed anti-radicali liberi.
E tali effetti positivi per l’organismo non si limitano soltanto all’assunzione interna, ma si prestano molto bene anche all’applicazione “per uso esterno”. Da qualche tempo sono sempre più diffusi i prodotti cosmetici a base d’estratti di vite e di uva, ottimi soprattutto per la pelle e per i capelli. E c’è addirittura chi, in esclusive terme apposite, offre la possibilità di immergersi in vasche piene di vino, oltre ad effettuare trattamenti idratanti ed elasticizzanti, massaggi, impacchi, maschere e peeling per il viso e per il corpo con acini freschi d’uva.
L’Italia è da sempre la terra del vino e dell’uva, e lo è ancora, almeno secondo l’USDA, il dipartimento americano dell’agricoltura. Secondo un rapporto pubblicato recentemente all’interno dell’Unione Europea, l’Italia è il produttore principale di uva da tavola, con il 70% per cento della produzione totale europea. In particolare, le due regioni dove viene prodotta la maggior parte dell’uva da tavola sono Puglia e Sicilia, due regioni che già secoli fa erano parte dell’Enotria, la terra del vino.


Riccardo Staroccia



lunedì 3 ottobre 2011

iPHONE LOW COST A 140 EURO? FORSE SI'

Un iPhone 5 radicalmente nuovo o solo un iPhone “rivisto e corretto”, quello che sarà presentato domani? Lo scopriremo nell'arco di 24 ore.
Intanto, però, si è fatta strada un'altra voce, suggestiva e sicuramente interessante per molti.
Si parla, nello specifico, di un'iPhone 4s, che sarà però “low cost” con spazio dati ridotto a 8 GB, prodotto in Brasile. Avrà l’obiettivo dei Paesi emergenti in primis, non è dato sapere se arriverà anche su mercati “maturi” come quello italiano. Se succedesse, e il prezzo fosse davvero ridotto rispetto alle cifre a cui i Melafonini ci hanno abituati (si parla di circa 140 euro, un prezzo davvero innovativo per i prodotti Apple), Apple potrebbe davvero volare nel market share degli smartphone, in cui già svetta per valore ma che andrebbe probabilmente a dominare anche per volumi. E arginare la crescita di Android, fortissimo soprattutto nella fascia media e medio-bassa. A questo punto, ovviamente, ci sarà anche un iPhone 5 con caratteristiche tecniche da top di gamma. 
Adesso, però, è finito il tempo delle indiscrezioni. Tra poco si saprà tutto.

GINSENG, GUARANA', PAPPA REALE: PER RIPARTIRE NATURALMENTE

Per ritrovare energia e voglia di fare in vista di una nuova stagione lavorativa, un aiuto può arrivare direttamente dalla natura.


Terminate le vacanze, finite le ferie. Si torna al lavoro, a scuola, insomma al solito “tram-tram” quotidiano. Ripartire è sempre molto faticoso, dopo essersi abituati ai ritmi più rilassati dell’estate, alle tranquille giornate di relax. Sembra di essere senza forze, senza energie, senza voglia di fare, e incapaci di concentrarsi. In certi casi, però, un rimedio c’è, ed è completamente naturale.
Esistono infatti delle sostanze che riescono a dare la carica e donare un netto miglioramento delle prestazioni psicofisiche: parliamo di Ginseng, Guaranà e Pappa Reale.

IL GINSENG

Quello che è comunemente chiamato Ginseng (dal suo nome cinese, che significa “Pianta dell’Uomo”), in realtà si chiama Panax, un nome che deriva dal greco e che significa “Rimedio contro tutti i mali”. Già il nome, dunque, rende l’idea dell’importanza di questa specie di piante a radici carnose, usata dall’uomo già in tempi antichissimi che cresce soprattutto in Asia orientale e in Nord America, nei climi più freddi.
Secondo molti esperti il ginseng riduce lo stress, migliora l’adattamento alla vita quotidiana, potenzia il rendimento fisico e mentale e rafforza le difese immunitarie, abbassando il rischio di contrarre molte malattie. Non solo, perché studi più recenti sembrano aver dimostrato il buon lavoro che il ginseng compie nel contrastare l’invecchiamento, la debolezza sessuale, le malattie del cuore, della pelle e del fegato.

IL GUARANA'

Il Guaranà è una pianta rampicante, nativa della foresta amazzonica. È sempre stata una pianta sacra per molte tribù indios, e considerato un vero e proprio elisir di lunga vita. Era utilizzato soprattutto per i suoi effetti tonico-stimolanti e veniva impiegato perciò per migliorare le prestazioni fisiche durante le battute di caccia. Molte tribù, tuttavia, lo utilizzavano anche per altre applicazioni, ad esempio contro i dolori mestruali.
Inoltre si pensava che questa pianta “magica” riuscisse a donare anche la capacità di vedere e com- prendere meglio il mondo circostante, credenza probabilmente scaturita dalla forma della pianta, che sembra essere formata da tanti piccoli occhi. La leggenda vuole che il guaranà nasca, infatti, dagli “occhi degli dèi”.
Ancora oggi in Sudamerica il guaranà è molto utilizzato, soprattutto nella preparazione di una bibita leggermente frizzante, dolciastra e dall’effetto stimolante, la cosiddetta “soda guaranà”. In particolare il guaranà eccita i centri nervosi e rende più intensa l’attività del cervello, ma anche la funzione circolatoria. Inoltre sembra avere molti benefici contro la stitichezza, e riesce anche a ridurre gli stimoli della fame, risultando molto utile nelle cure dimagranti. Viene spesso usato anche nei prodotti per la cura del corpo, ad esempio in quelli contro la cellulite, i capelli grassi e la perdita di capelli. Infine combatte l’arteriosclerosi, cosa che ne fa effettivamente un elisir di lunga vita.

LA PAPPA REALE 

La Pappa reale si presenta come una pasta semifluida di colore bianco giallognolo. Essa è una secrezione delle giovani api operaie, in particolare quella con la quale le api nutrono le nuove regine. È un alimento dalle incredibili capacità nutritive, un complesso vitaminico favoloso, riservato alle api più importanti e che può dare ottimi benefici anche all’uomo, in special modo a bambini e anziani.
L’assunzione di Pappa reale provoca una piacevole sensazione di vigore, fa scomparire il senso di stanchezza, risveglia l’appetito, esercita un’azione benefica sulla crescita dei più piccoli, migliora l’aspetto della pelle, aumenta il tono generale dell’organismo, riduce la forfora e la perdita di capelli, combatte il diabete e il colesterolo. Insomma, un vero toccasana che regala, oltre al benessere fisico, anche l’ottimismo e la gioia di vivere che si erano perduti.

Riccardo Staroccia

venerdì 30 settembre 2011

CALCIO BALLILLA: LA STRANA STORIA DI UNO SPORT

La storia di uno dei giochi più amati dagli avventori di bar, in attesa della meritata promozione a Sport Olimpico.


Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha impugnato le manopole di un calcio balilla. E chi non conosce almeno uno dei trucchi utilizzati per giocare ore ed ore con un unico gettone (dalla stecca di cremino sul pomello che lasciava cadere le palline, fino al calzino messo dentro le porte).
Il biliardino è uno dei giochi più diffusi in tutto il mondo, forse proprio per la sua adattabilità ad ogni tipo di ambiente. Al mare o in montagna, al chiuso o all’aperto, la mattina o la sera, non ci sono limiti alle modalità in cui praticare questo sport. Ebbene sì, parliamo di sport, perché in tutto il mondo sono oggi migliaia le scuole, le federazioni e le associazioni nazionali, e nelle Olimpiadi di Pechino appena terminate il calcio balilla si è presentato come disciplina sperimentale, in attesa del riconoscimento ufficiale del CIO (il Comitato Olimpico Internazionale).
Ma come nasce l’idea di “infilzare” undici calciatori, e trasferirli da un campo di calcio in una scatola di legno? La storia di questo gioco si intreccia con quella di un personaggio storico, unico e stravagante, scomparso nel 2007: il suo nome era Alejandro Finisterre, un poeta spagnolo, ma anche un editore e un inventore. Rimasto ferito durante la guerra civile spagnola, Finisterre conobbe in ospedale molti bambini mutilati, che non avrebbero più potuto giocare a calcio. Ispirato dal tennis da tavolo, allora, decise di inventare un gioco che riproducesse anche il calcio, cosicchè anche quei bambini avrebbero potuto giocarvi. Nacque così l’idea del biliardino (futbolìn, in spagnolo), che Finisterre brevettò nel 1937, salvo poi perdere tutte le documentazioni in una rocambolesca fuga attraverso i Pirenei per sfuggire alla vittoria franchista. In realtà si pensa che egli perfezionò le idee di altri inventori, in particolare di un certo Broto Wachter in Germania, e di un ingegnoso operaio della Citroën in Francia. Alejandro Finisterre ebbe comunque una vita avventurosa, visse in Sud America dove fece anche il ballerino di tip-tap e quando tentarono di rimpatriarlo in Spagna, divenne anche uno dei primi dirottatori aerei della storia, fingendosi armato e riuscendo a far atterrare il suo aereo a Panama. I suoi biografi narrano anche di una partita a biliardino addirittura con Ernesto Che Guevara. In Italia il biliardino viene importato dalla Francia nei primi anni ’50, dove inizia una vera e propria produzione a livello industriale. Tuttavia alcuni rudimentali prototipi vennero già usati al termine della seconda guerra mondiale, per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra (da qui nasce il nome “calcio balilla”).
A partire dagli anni ’60 diventa un vero e proprio oggetto di culto, in tutto il mondo. In Italia, complice anche la storica passione del paese per il calcio, diventa il gioco più amato dai frequentatori di bar, oratori, circoli, campeggi e sale giochi. E nonostante ormai i videogiochi siano il passatempo preferito dai giovani, il fascino del calcio balilla rimane del tutto inalterato. Aspettando il sì definitivo del CIO: quando finalmente, dopo anni di rullate amatoriali, anche il calcio da tavolo sarà ammesso nell’Olimpo degli sport.

Riccardo Staroccia

TATUAGGI AL DENTE

Terminato lo spazio sul corpo, si cercano nuove superfici utili: negli USA ora il tatuaggio si fa sui denti.

Il tatuaggio ormai ce l'hanno tutti, o quasi. Ma adesso la vera sfida è capire dove.
Finita da un pezzo l'epoca del bicipite, sono state sperimentate tutte le parti del corpo: chi ce l'ha sulla spalla, chi sul petto, chi sulla schiena, chi sul polpaccio, chi sul piede, chi sulla pancia. Ma la fantasia degli artisti (e del business) non ha limiti: è stato così individuato l'ultimo spazio utile, è stata conquistata l'ultima bianca frontiera, pronta ad essere imbrattata: i denti, naturalmente (e come non pensarci prima!).
Tooth Artists, si fanno chiamare così: gli artisti del dente. Lo studio è lo Heward Dental Lab, nello stato americano dello Utah, che dichiara di essere in grado di creare immagini personalizzate sui denti di chiunque. Con una semplice prescrizione medica, avrete dipinto il vostro molare o l’incisivo proprio come lo avete sempre desiderato.

I prezzi variano dai 75 ai 500 dollari (dai 48 ai 317 euro) e naturalmente la scelta dell’immagine da riprodurre dovrà essere compatibile con le ridotte dimensioni del dente.
La differenza con il tatuaggio “a pelle” è che questo, assicurano, non è permanente. “Il tatuaggio potrà essere facilmente rimosso in cinque minuti in uno studio dentistico”, garantiscono sul sito internet ufficiale.
A meno che non abbiate intenzione di volare negli USA, c’è ancora un pò di tempo per pensarci, finchè quest’ennesima moda sbarcherà in Europa. Intanto potete divertirvi a riconoscere i personaggi tatuati sui denti nella foto: sono la Principessa Diana, la Regina Elisabetta, Simon Cowell, David Beckham, Amy Winehouse, Abraham Lincoln, Elvis, David Letterman, Tiger Woods e George Washington. 
Aguzzate la vista, e affilate i canini.

Riccardo Staroccia

giovedì 29 settembre 2011

PERCHE' LA CORSIA ACCANTO E' SEMPRE PIU' VELOCE?

"La corsia che hai a fianco è sempre quella più scorrevole": recita così la Prima Legge del G.R.A., raccolta nella famosa antologia di aforismi della Legge di Murphy.
In situazioni di traffico congestionato, in effetti, sembra sempre che la nostra corsia sia inevitabilmente più lenta di quella adiacente. 
In realtà è stato dimostrato come in certi casi la velocità delle corsie sia praticamente la stessa, ma l'illusione scaturisce da un errore di giudizio dell'automobilista.
Generalmente, infatti, il guidatore ha la convinzione di aver trascorso molto più tempo ad essere sorpassato che a sorpassare. Questa, però, è un'interpretazione erronea, dovuta al fatto che quando, per l'effetto ad elastico, è il turno in cui si muove l'altra corsia, ci sembra che lo faccia per molto tempo e a grande velocità.
Quando invece tocca alla nostra, dimentichiamo di fare confronti, e quando ci fermiamo di nuovo ci sembra di esserci mossi molto meno rispetto agli altri.
L'unica soluzione sensata sembra dunque quella di armarsi di pazienza, e resistere alla forte ma inutile tentazione di cambiare continuamente corsia.

Riccardo Staroccia

TRAFFICO: ORA C'E' LO PSICOLOGO

Squadre di specialisti scendono "in strada" per aiutare gli automobilisti e applicare la psicologia a numerose macro-aree: dalla valutazione dei neo-patentati alla comunicazione delle brutte notizie.


Code, traffico, stress. Le file ai semafori tornano ad essere lunghe, le vie d'accesso alle grandi città intasate già dalle prime ore del mattino.
Finita l'estate, svanisce l'illusione di una città a misura d'uomo e milioni di automobili tornano a prendere il sopravvento sulle strade.
Quest'anno, però, potrebbe esserci un insolito e inaspettato soccorso: quello dello psicologo.
Per i non addetti ai lavori questa figura richiama la classica scena dello "strizzacervelli" che cura ascoltando le impressioni del paziente sdraiato su un lettino. Ma la psicologia fornisce spesso anche un valido aiuto alla vita quotidiana, mettendo a frutto le conoscenze della materia per risolvere le questioni della realtà pratica.
E poichè quello del traffico è senza dubbio uno dei più grandi problemi nella giornata-tipo dell'uomo medio, si è provato ad applicare questa scienza allo studio delle sue dinamiche.
Non è, comunque, una novità. In alcuni paesi europei come la Germania, la Svezia, e la Gran Bretagna, la psicologia offre già il suo contributo al sistema traffico, dove è soprattutto al servizio di enti locali e forze di polizia per la formazione del personale e l'assistenza nello sviluppo di nuove strumentazioni.
In Italia è stata recentemente inserita la psicologia del traffico come insegnamento facoltativo a Milano, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, unitamente ad una task force apposita. In questa unità si studia, ad esempio, il modo in cui allenare la concentrazione di fronte alle situazioni di pericolo che si possono creare sulla strada, utilizzando anche dei simulatori di guida molto simili ai videogames. 
Ci sono inoltre segnali di una possibile collaborazione con l'Unasca, l'unione nazionale delle scuole guida, secondo la quale una figura professionale specializzata come quella dello psicologo sarebbe di grande aiuto per valutare meglio gli esaminandi, ma anche per aggiornare gli ispettori.
Un'ulteriore, importantissima collaborazione, è quella con le forze di pubblica sicurezza, ad esempio nel migliorare l'accuratezza delle deposizioni dei testimoni di un incidente, che spesso sono inesatte e fortemente suggestionate dalle emozioni.
Insomma, sono molte le aree in cui la psicologia può offrire aiuto alla "viabilità": educazione stradale, messa a punto di strumenti per il rispetto delle leggi, collaborazione con le figure professionali che si occupano di traffico e sostegno psicologico ai parenti delle vittime di incidenti stradali.
Per quanto riguarda la definitiva sconfitta di code e traffico, c'è ancora da lavorare. Ma gli psicologi giurano che stanno lavorando anche su quello.

Riccardo Staroccia

mercoledì 28 settembre 2011

iPHONE 5, UFFICIALE: PRESENTAZIONE IL 4 OTTOBRE


Sarà presentato il 4 ottobre a Cupertino il nuovo melafonino

Apple ha finalmente annunciato una data uffiiciale per l’evento di presentazione del melafonino. L’attesa è per il 4 ottobre prossimo al Campus Apple. Tuttavia, i rumors hanno previsto tutto e il contrario di tutto, è difficile farsi un’idea precisa di cosa accadrà.
Nonostante gli inviti citino specificamente la presentazione di iPhone, c’è la possibilità che Apple presenti anche altro. 
E comunque non è possibile sapere, se anche fosse vero, come sarà il nuovo oggetto del desiderio degli "apple-addicted". 
La buona notizia è che tra pochissimi giorni tutto sarà svelato.

IL RUGBY, SPORT RUDE PER PERSONE GENTILI

Alla scoperta del rugby, uno sport vero per uomini veri. Nato dal folle gesto di un ragazzo stufo del rugby.


Strano sport, il rugby. A guardarli mentre giocano fanno venire i brividi tra botte, mischie e placcaggi a valanga. Poi però si scopre che alla base di questo sport c’è, appunto, la sportività, la lealtà, il rispetto dell’avversario. E allora viene subito spontaneo il paragone con il “nostro” bel calcio, dove ad ogni sgambetto assistiamo a contorsioni sul prato e urla lancinanti di dolore, simulazioni, falli intenzionali e comportamenti antisportivi.
Il paragone non è azzardato, visto che il rugby nasce proprio da una partita di calcio, quella che si disputò in uno dei più esclusivi college inglesi (quello di Rugby, appunto), nel 1823.
Ad un tratto il giovane William Webb Ellis afferrò la palla con le mani, e si involò di gran carriera verso la linea di fondo, segnando la nascita di un nuovo sport, tra le facce attonite dei suoi compagni.
Da quel giorno sono state numerose le evoluzioni subite da questo gioco, a partire dall’introduzione della palla ovale. Ancora oggi esistono più tipi di rugby, a seconda del luogo in cui si pratica. In effetti, con il termine “rugby” si intendono tre sport, simili ma ben distinti: il rugby a 15 (il più diffuso in tutto il mondo), il rugby a 13 e il rugby a 7.
La manifestazione più importante di questo sport è la Coppa del Mondo, disputata ogni quattro anni. Accanto ad essa vengono giocati ogni anno due prestigiosi tornei, il “Sei Nazioni” (dove si confrontano Francia, Scozia, Inghilterra, Galles, Irlanda e Italia) e il “Tri Nations” (Neozelanda, Sudafrica e Australia).
È interessante notare che il Sei Nazioni si chiamava, fino al 2000, Cinque Nazioni, e cambiò nome con l’introduzione della nazionale italiana nel torneo. Una bella soddisfazione per noi, giocarsela con gli inventori di questo sport, tentando di evitare il premio simbolico e beffardo del “Wooden Spoon” (Cucchiaio di Legno), assegnato alla squadra che non vince neanche un partita. Sembra che questa usanza fosse diffusa nell’università di Cambridge, dove gli studenti regalavano ai loro compagni che prendevano i voti più bassi un cucchiaio di legno. Nonostante sia così legato alle sue tradizioni, il rugby non manca di evolversi, ad esempio tramite l’introduzione nelle partite più importanti, di una specie di “moviola in campo” a sostegno degli arbitri. La stessa tanto invocata da alcuni anche per la nostra serie A.
La cosa più bella del rugby, tuttavia, oltre alla spettacolarità di uno sport così fisico, è senza dubbio lo spirito con il quale si affronta ogni partita. Alla fine dell’incontro, si sta insieme per l’ormai famoso “terzo tempo” in cui i giocatori delle due squadre si ritrovano con i tifosi per festeggiare il match appena concluso, indipendentemente dal suo esito.
Questo è il fascino assoluto del rugby. Uno sport per uomini veri, dentro e fuori dal campo.

Riccardo Staroccia

martedì 27 settembre 2011

PERCHE' LA RISATA E' CONTAGIOSA?

Scoperto il motivo per cui ridere è contagioso: "colpa" dei neuroni-specchio. 
Ridere comporta inoltre mille benefici: purifica le vie respiratorie, abbassa il colesterolo, previene l'arteriosclerosi, combatte la stitichezza, allontana l'insonnia, riduce lo stress, calma il dolore.

saperlo, lo sapevamo già tutti. Ma in pochi  avevano tentato di darsi una spiegazione, tanto meno una spiegazione scientifica: ridere è contagioso, e a svelarne il motivo ci ha provato un gruppo di scienziati della University College e dell’Imperial College di Londra.
L’esperienza quotidiana ci insegna che se qualcuno ci sorride, non solo sarà sicuramente più simpatico, ma stimolerà in noi (quasi sempre) una risposta automatica, che ci porterà a sorridere a nostra volta.
In alcune situazioni, specie quando si è in tanti, a volte si ride per delle ore apparentemente senza motivo, soltanto perchè tutti continuano a ridere. 
Conoscono bene questo meccanismo anche certi registi e produttori di sit-com o programmi tv in genere (vedi Striscia la Notizia), dove ad ogni battuta viene aggiunta una fragorosa risata registrata ad hoc per stimolarla anche nel telespettatore, sfruttando le proprietà contagiose del ridere. Questi studiosi, dunque, nell’articolo pubblicato sulla rivista The Journal of Neuroscience, sostengono che quando qualcuno ride o esprime un’esternazione di gioia, nel cervello di chi ascolta si attivano le stesse aree che si “accendono” quando siamo noi stessi a ridere.
In pratica, quando vediamo qualcuno che ride il nostro cervello istintivamente lo imita, mettendo in moto i muscoli facciali (circa sessanta) che permettono il sorriso.
E’ un meccanismo di “specchio” che rinforza nell’uomo i vincoli sociali. Si attiverebbero infatti i centri neurali formati dai “neuroni specchio”. Questi neuroni hanno il compito specifico di osservare e comprendere le espressioni degli altri, e di attivare automaticamente una risposta adeguata ad esse, imitandole. Questa capacità dell’uomo per essere così radicata nel cervello deve esse-re nata nelle prime fasi dello sviluppo evolutivo, ed è fondamentale per le relazioni sociali, che a loro volta sono basilari per la vita di ciascuno. Attraverso il monitoraggio dell’attività cerebrale di alcuni volontari sottoposti a risonanza magnetica, si è scoperto che solo i suoni “positivi” fanno scattare il meccanismo di imitazione. Le risate suscitano l’attivazione della corteccia premotoria, l’area neurale che, controllando i muscoli del viso, ci permette di ridere. L’effetto è evidente, al punto che, in quel momento, è come se fossimo noi stessi in prima persona a ridere, mentre invece stiamo semplicemente ascoltando una risata altrui.

Riccardo Staroccia


lunedì 26 settembre 2011

PIG IS BACK! IL MAIALE DEI PINK FLOYD TORNA NEI CIELI DI LONDRA!


SHWEEB, L'IDEA CHE CAMBIERA' IL MONDO

Un concorso lanciato da Google prometteva di finanziare le migliori cinque idee che avrebbero cambiato il mondo. Tra le vincitrici, ce n'è una che ci farà lasciare a casa la macchina per pedalare nei cieli.

Pedalare “appesi” a una monorotaia sopra la città, e in questo modo recarsi tranquillamente a lavoro, o a fare la spesa. Detta così, sembrerebbe un’idea un po’ strampalata, fin troppo futuristica. Un’idea forse più adatta a un parco giochi che a una metropoli.
A credere in questo progetto, però, è stato addirittura il colosso “Google”, finanziando l’idea con più di un milione di dollari. Vale la pena, dunque, approfondire il tema, considerando il fatto che l’azienda di Mountain View ha cambiato il modo di vivere di milioni di persone in tutto il mondo.
Il progetto della “monorotaia a pedali” si chiama Shweeb, ed è tra i 5 vincitori dell’iniziativa di Google Progetto 10^100, un concorso di idee con l’obiettivo di “cambiare il mondo”. Sono stati stanziati ben dieci milioni di dollari da destinare allo sviluppo di cinque idee. La selezione è durata un anno, e ha interessato oltre 150mila proposte provenienti da tutto il mondo.
Un’idea che dovrebbe rivoluzionare il trasporto urbano, sfruttando solo la forza muscolare umana, pedalando dentro capsule trasparenti appese a una rotaia. Gli ideatori giurano di aver già pensato (e trovato una soluzione) a tutti gli eventuali problemi. Ad esempio, se un ciclista va più veloce di quello che lo precede, non c’è rischio di tamponamento. Semplicemente le due capsule si mettono a lavorare in tandem ed entrambi andranno più veloci, come una macchina con due motori. La velocità massima del sistema è tarata a 25 km/h. In realtà potrebbe andare molto più veloce, ma sarebbe difficile gestire gli urti, i cambi di corsia e le soste alle stazioni. Avreste qualche problema a salire su una capsula usata prima di voi da chissà chi? Nessun timore, le capsule verranno igienizzate prima di essere date all’utilizzatore seguente. Da ogni stazione di 10 capsule è stato calcolato che potranno partire fino a 1200 passeggeri ogni ora.
Le stazioni saranno posizionate vicino ai centri di traffico o di interscambio. In ognuna di esse c’è posto per due adulti (per intenderci, grosso modo lo spazio dell’abitacolo di una Smart): più che sufficiente, calcolando che la maggior parte delle automobili che intasano le nostre strade sono occupate dal solo guidatore.
Se, però, volete viaggiare in compagnia, basta salire insieme nelle capsule e formare un “trenino”: attivando gli interfoni potrete tranquillamente chiacchierare da una capsula all’altra.
Nei punti in cui il percorso è in salita entrerà in azione una specie di nastro trasportatore alimentato a pannelli solari che aiuterà i viaggiatori che non ce la farebbero con le proprie forze. Tenendo presente, comunque, che il passeggero/ciclista, essendo in posizione orizzontale, avrebbe una maggiore e più comoda spinta sui pedali rispetto alle classiche biciclette.
Infine, cosa di non poco conto, non dovendo in alcun modo fare attenzione a semafori, strisce pedonali e autovelox, i viaggiatori potranno tranquillamente mandare sms, aggiornare il proprio profilo di facebook o leggere un quotidiano pedalando.
Il progetto c’è, un primo finanziamento pure: ora si cerca una città disposta a sperimentare.

Riccardo Staroccia

L'ULTIMA DAL WEB: AMICI A PAGAMENTO

Un sito da poco sbarcato anche in versione italiana, garantisce un ricco database per affittare un amico per la compagnia di una serata. Ma sia chiaro: solo rapporti platonici.


Si diceva: “chi trova un amico trova un tesoro”.
Evidentemente trovare veri amici non è più così semplice, tanto che ora c'è chi, pur di trovarlo, è disposto a sborsarlo, il tesoro.
Sta avendo un grandissimo successo negli USA, infatti, il sito “rentafriend.com”, che vuol dire proprio “affitta un amico”.
Il sito è, praticamente, un database ce contiene amici per tutti i gusti: uomini e donne, giovani e adulti, tutti entusiasti di passare qualche ora con chi lo voglia. Il tutto, naturalmente, dietro pagamento di una tariffa oraria che varia a propria discrezione.
Il catalogo fino ad ora può contare ben 2.000 iscritti, e si sta espandendo in tutto il mondo. Basta inserire il proprio codice postale e il motore di ricerca troverà automaticamente gli amici a disposizione in quella zona.
È bene specificare che non si tratta di un sito di incontri, il cui numero è ormai praticamente infinito. “Il nostro è un servizio diverso da quello dei siti per incontri, nessuno dei quali offre amicizia – spiega Scott Rosenbaum, il fondatore, un 30enne del New Jersey – qui c'è in ballo soltanto un rapporto platonico”.
Lo stesso Rosenbaum si vanta di gestire il sito che offre le tariffe più basse e il database di amici più ricco. Per entrare a far parte della community si pagano 25 dollari di iscrizione, mentre l'affitto di un amico costa dai 10 ai 50 dollari l'ora.
Ma per cosa si può affittare un amico?
Una serata al cinema, ad esempio. Oppure al ristorante o a teatro. Avete un biglietto in più per una partita di calcio e non avete voglia di andare da soli? Forse sarebbe il caso di alzare il telefono e richiamare un vecchio amico che non vedete da tempo: se, però, non ne avete voglia, basta collegarsi e cliccare sul vostro prossimo amico.
Ma un amico in affitto può essere utile anche per farvi da guida in una città che non conoscete. Oppure potrete sceglierne uno di quelli che offre abilità particolari: ci sono, infatti, amici che sapranno insegnarvi una lingua straniera, istruttori di fitness, di snowboard o di yoga, oppure cantanti, ballerini e pittori. Insomma, di tutto e di più.

Riccardo Staroccia

I 7 MISTERI DELLA TERRA

Pensavamo di sapere praticamente tutto, ma i misteri che avvolgono il nostro pianeta sono ancora molti. Secondo la rivista New Scientist, in particolare, sarebbero 7 i misteri ancora irrisolti della Terra.


È la nostra casa, ma non conosciamo tutto di lei come sarebbe logico pensare. I misteri che avvolgono il piccolo pianeta del Sistema Solare sono infatti ancora molti. In particolare, secondo l'autorevole rivista New Scientist, sarebbero sette i punti interrogativi.
Eccoli.

  1. Come mai sulla Terra si sono create le condizioni migliori per la nostra vita?
    Ok, la teoria più accreditata sull'origine dell'Universo, quella del Big Bang, sembra reggere. Ma il perchè sulla Terra si sia potuta creare la possibilità della vita (almeno per come la conosciamo noi) rimane.
    La giusta distanza dal Sole è senz'altro una spiegazione valida, ma mancano ancora tanti dettagli su come possano essersi manifestate le giuste condizioni per la comparsa della vita.
  2. Cosa è successo durante l'Età Oscura della Terra?
    Il cosiddetto “eone adeano”, il periodo che comprende i primi 500 milioni di anni (!) del pianeta, sono ancora oggi avvolti nel mistero. Sappiamo orientativamente che la Terra, a quei tempi, fu colpita da un corpo celeste delle dimensioni di Marte, e che i detriti sollevati da quella collisione oscurarono la luce e generarono la Luna. Questa, però, è pressochè l'unica cosa che sappiamo di quel periodo.
  3. Da dove viene la vita sulla Terra?
    Questo è, forse, l'interrogativo più affascinante. Accantonata la teoria che sosteneva che la vita fosse arrivata sulla Terra attraverso un meteorite partito da chissà dove, oggi gli scienzati “litigano” ancora, ciascuno con la propria idea. In realtà è ancora troppo complicato trovare e analizzare materiali risalenti a 4 miliardi di anni fa, periodo nel quale si ritiene comparvero le prime forme di vita.
  4. Perchè la Terra ha la tettonica a zolle?
    Di tutti i pianeti conosciuti, il nostro è l'unico che ha la parte più esterna suddivisa in placche in continuo movimento. Nonostante questo fenomeno sia stato ampiamente studiato (e compreso) nelle sue dinamiche, resta un mistero il perchè solo la Terra abbia questa caratteristica.
  5. Cosa c'è al centro della Terra?
    A scuola ci hanno insegnato che ci sarebbe un nucleo liquido ed incandescente di ferro e nichel. Ma New Scientist invita a non fermarsi a questa convinzione. Il nucleo, infatti, alla nascita del pianeta era molto diverso, e proprio sui tempi e i modi di questa modifica il dibattito scientifico è ancora fermo.
  6. Perchè il clima della Terra è così stabile?
    Il vero segreto della presenza della vita sulla Terra è quello della stabilità del clima. Per almeno 4 miliardi di anni la temperatura sul nostro pianeta è rimasta pressochè stabile: una “fortuna” che non ha ancora trovato motivazioni certe.
  7. Possiamo prevenire i terremoti e l'eruzione dei vulcani?
    È quasi impossibile stabilire quando un fenomeno del genere potrà verificarsi, benchè si conoscano le zone più soggette a rischio (i punti in cui si scontrano due placche). Ma le attuali previsioni si basano sul calcolo delle probabilità in base ai dati registrati negli anni passati: un metodo tutt'altro che preciso.

Insomma, chi pensava che ormai sapessimo già tutto del nostro pianeta, si sbagliava di grosso. Non è ancora ora di colonizzare la luna: la nostra Terra ha ancora tanto da raccontarci.


Riccardo Staroccia