mercoledì 28 settembre 2011

IL RUGBY, SPORT RUDE PER PERSONE GENTILI

Alla scoperta del rugby, uno sport vero per uomini veri. Nato dal folle gesto di un ragazzo stufo del rugby.


Strano sport, il rugby. A guardarli mentre giocano fanno venire i brividi tra botte, mischie e placcaggi a valanga. Poi però si scopre che alla base di questo sport c’è, appunto, la sportività, la lealtà, il rispetto dell’avversario. E allora viene subito spontaneo il paragone con il “nostro” bel calcio, dove ad ogni sgambetto assistiamo a contorsioni sul prato e urla lancinanti di dolore, simulazioni, falli intenzionali e comportamenti antisportivi.
Il paragone non è azzardato, visto che il rugby nasce proprio da una partita di calcio, quella che si disputò in uno dei più esclusivi college inglesi (quello di Rugby, appunto), nel 1823.
Ad un tratto il giovane William Webb Ellis afferrò la palla con le mani, e si involò di gran carriera verso la linea di fondo, segnando la nascita di un nuovo sport, tra le facce attonite dei suoi compagni.
Da quel giorno sono state numerose le evoluzioni subite da questo gioco, a partire dall’introduzione della palla ovale. Ancora oggi esistono più tipi di rugby, a seconda del luogo in cui si pratica. In effetti, con il termine “rugby” si intendono tre sport, simili ma ben distinti: il rugby a 15 (il più diffuso in tutto il mondo), il rugby a 13 e il rugby a 7.
La manifestazione più importante di questo sport è la Coppa del Mondo, disputata ogni quattro anni. Accanto ad essa vengono giocati ogni anno due prestigiosi tornei, il “Sei Nazioni” (dove si confrontano Francia, Scozia, Inghilterra, Galles, Irlanda e Italia) e il “Tri Nations” (Neozelanda, Sudafrica e Australia).
È interessante notare che il Sei Nazioni si chiamava, fino al 2000, Cinque Nazioni, e cambiò nome con l’introduzione della nazionale italiana nel torneo. Una bella soddisfazione per noi, giocarsela con gli inventori di questo sport, tentando di evitare il premio simbolico e beffardo del “Wooden Spoon” (Cucchiaio di Legno), assegnato alla squadra che non vince neanche un partita. Sembra che questa usanza fosse diffusa nell’università di Cambridge, dove gli studenti regalavano ai loro compagni che prendevano i voti più bassi un cucchiaio di legno. Nonostante sia così legato alle sue tradizioni, il rugby non manca di evolversi, ad esempio tramite l’introduzione nelle partite più importanti, di una specie di “moviola in campo” a sostegno degli arbitri. La stessa tanto invocata da alcuni anche per la nostra serie A.
La cosa più bella del rugby, tuttavia, oltre alla spettacolarità di uno sport così fisico, è senza dubbio lo spirito con il quale si affronta ogni partita. Alla fine dell’incontro, si sta insieme per l’ormai famoso “terzo tempo” in cui i giocatori delle due squadre si ritrovano con i tifosi per festeggiare il match appena concluso, indipendentemente dal suo esito.
Questo è il fascino assoluto del rugby. Uno sport per uomini veri, dentro e fuori dal campo.

Riccardo Staroccia

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